Un percorso denso, visionario, che dall’inconscio irrompe sulla tela con bruciante furore. Trenta opere sono collocate nelle soffitte di Vllla Thiene, a Quinto Vicentino, realizzate per lo più con l’uso di catrami su carta intelata, ma anche con pigmenti puri, lacca rossa di garanza, solventi, resine, lamine d’oro e d’argento.
Il segno è rapido, potente, circolare, cremoso. La forma un caleidoscopio di chiaroscuri intricati e mutevoli. La narrazione, un gioco di specchi che dal profondo riflettono immagini e memorie disincarnate, che emergendo improntano la superficie di sagome nebulose. La pittura in catrame come spia di un inconscio vertiginoso e oscuro, dal quale tempo e spazio fuggono nella metamorfosi di un inquieto presente, dove tutto evolve e si trasforma in un procedimento a spirale dentro cui a tratti, si aprono improvvisi squarci d’azzurro. Ed è proprio qui, in queste fulminee aperture stellari, che il magma di un’istintività baIuginante e fiera lascia libero campo a un battito più meditato e riflesso. Il segno di Prandina, risultato di un’operazione pittorica dichiaratamente “non premeditata”, nelle tessiture del dripping (filiformi colature di colore n.d.r.) lascia tuttavia trasparire una razionalità guizzante e golosa, che dal nero catrame scivola verso il chiarore di albe luminose e palpitanti, ma anche lungo sentieri incendiati da fuochi danzanti che ardono e si stemperano nella linea dorata di orizzonti filanti e lontani. Le colature di catrame liquido, frammiste all’unione di materiali diversi condensano le intuizioni pittoriche dell’artista marosticense in quella tensione verso un nero assoluto dal quale si dipartono vibrazioni più ficcanti e sottili. Ed è qui che la lima dell’ablazione scava e dissolve, fino a scoprire al di sotto di tante possenti stratificazioni la luce trasparente di cieli tersi e infiniti. La realtà traluce in differita, attraverso spiragli intermittenti, capaci di aprirsi e di chiudersi nel movimento di cerchi concentrici gocciolanti un sentimento del tempo frammentato e pulsante, che quando si veste di nero rimanda all’evocazione di mondi sotterranei e quando invece cattura qualche stilla di sole si apre su territori silenziosi e amplissimi sfiorati dall’ala di una musicalità rapida e sommessa (Maurizia Veladiano) .
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